mardi 25 novembre 2014

HEDIA: TRUCIDATI 19 MARINAI ITALIANI E LO STATO TRICOLORE INSABBIA

FONTE:  http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2014/11/hedia-trucidati-19-marinai-italiani-e.html
Algeri (2 settembre 1962): alcuni marinai italiani prigionieri nella sede diplomatica francese - foto Jim Howard (United Press International)

di Gianni Lannes



19 lavoratori del mare, 19 cittadini italiani, 19 nostri connazionali sono stati sequestrati dalla Marina Militare di Francia, imprigionati senza alcuna accusa ufficiale, torturati, esibiti come trofei e poi assassinati in Algeria. Il più giovane di loro, Giuseppe Uva, nativo di Molfetta, aveva solo 16 anni. Il governo Fanfani sapeva tutto, ma li ha lasciati uccidere.

Alcuni parenti dei marinai hanno riconosciuto Filippo Graffeo (numero 1), Claudio Cesca (2), Elio Dell'Andrea (3), Ferdinando Balboni (4), Federico Agostinelli (5). In questi giorni è stata realizzata una perizia fotografica: la comparazione somatica ha dato esito positivo. Quelle cinque persone prigioniere, ritratte in foto sono proprio alcuni marinai della Nave Hedia, che doveva rientrare a Venezia il 19 marzo di 52 anni fa.
 
I governanti italiani hanno fatto credere ai parenti delle vittime che i loro cari erano naufragati a bordo della nave Hedia il 14 marzo 1962. Ora, sono emerse prove inconfutabili, innanzitutto il riconoscimento fotografico dei "dispersi". E così Accursio Graffeo, il nipote di uno di questi sventurati marinai, in osservanza della legge, ma soprattutto della Costituzione repubblicana, ieri lunedi 24 novembre 2014, si recato alla questura di Bergamo per sporgere denuncia per la strage. Ma in tale struttura periferica dello Stato, invece di accogliere doverosamente questo atto, un funzionario non l'ha accettato adducendo motivazioni pretestuose, ed illegali. In punta di diritto costituzionale, l'azione penale è obbligatoria; e i reati di omicidio e strage non vanno in prescrizione. Chiunque a conoscenza di un reato ha il dovere di denunciare i fatti all'autorità giudiziaria. Purtroppo, in molti casi, le regole fondamentali dello Stato di diritto e della democrazia nel Belpaese sono carta straccia. 

Mi auguro che la Procura della Repubblica di Bergamo apra subito un'indagine sul grave accaduto. Nel frattempo, il questore Fortunato Finolli e il ministro dell'interno Angelino Alfano porgeranno umilmente  le loro scuse istituzionali al signor Accursio Graffeo?






riferimenti:

 http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=hedia