vendredi 26 juillet 2013

India, la rivoluzione del riso: raccolti da record senza OGM

riso

In Bihar, uno degli stati più poveri dell’India, grazie all’impegno di alcuni agricoltori, sono stati ottenuti raccolti di riso da record, senza il ricorso a sementi OGM ed all’impiego di erbicidi. Nel giro di poco tempo, coltivazioni di riso dalla scarsa produttività hanno dato origine a raccolti di oltre 22 tonnellate per ettaro.
Si è trattato di un vero e proprio record mondiale per quanto concerne il riso, uno degli alimenti alla base della dieta di oltre la metà della popolazione del pianeta. Un risultato tanto sorprendente è stato ottenuto da parte di Kumar, un giovane agricoltore del distretto di Nalanda, in Bihar.
Nella coltivazione del riso, Kumar ha ottenuto una resa superiore rispetto a quanto raggiunto da parte di qualsiasi multinazionale delle sementi o azienda promotrice dell’impiego di OGM in Europa e negli Stati Uniti. Altri abitanti del villaggio di Kumar hanno raggiunto le 17 tonnellate di raccolto per ettaro o hanno raddoppiato le rese precedenti.
Gli esperti, increduli di fronte a simili risultati, hanno effettuato le verifiche necessarie, confermando i risultati ottenuti. Quanto accaduto in India non è certo frutto di un miracolo, bensì dell’applicazione di una tecnica di coltivazione del riso denominata System of Rice Intensification (SRI).
Si tratta di una metodologia per l’incremento della resa delle coltivazioni di riso che fu messa a punto in gran parte nel 1983, dopo vent’anni di osservazioni e di esperimenti, in Madagascar, ad opera del gesuita francese Henri De Laulaine. Le valutazioni sistematiche di tale tecnica ebbero luogo soltanto oltre dieci anni dopo.
Alla base del SRI, che in India ora è stato accolto come una importante opportunità di migliorare le rese agricole al fine di sfamare la popolazione mondiale senza il ricorso ad OGM (mediante i quali, in realtà, non si otterrebbero gli incrementi dei raccolti sperati), vi sono principi che includono l’impiego di una quantità di acqua minima (a differenza di quanto accade nelle comuni risaie) ed il trapianto di piantine ancora molto giovani, lasciando loro lo spazio necessario per un maggior sviluppo soprattutto a livello delle radici.
Si tratta di una tecnica che non comporta un maggior dispendio economico e che non richiede l’acquisto di sementi provenienti dalle multinazionali degli OGM, liberando gli agricoltori indiani dal loro pesante giogo. In anni precedenti, essa aveva ricevuto forti critiche, ma ora i risultati ottenuti rappresentano le prove evidenti del suo funzionamento.
La soluzione per rese migliori relative ai raccolti non risiederebbe dunque nella manipolazione genetica, ma nell’applicazione di una tecnica di coltivazione fino ad ora scarsamente considerata.
 Marta Albè